In questo anniversario dei Trattati di Roma esprimo un mio punto di vista sull'Europa.
L’Europa oggi è più debole che mai, a causa di politiche élitarie di classi dirigenti che non sanno rispondere ai bisogni della gente, né sono in grado di rappresentarla.
E’ per questo che, nel 2005, olandesi e francesi hanno bocciato la proposta di una Costituzione Europea, facendo naufragare l’intero progetto.
Tale bocciatura non è dipesa dal rifiuto dell’idea tout court di una Costituzione comune (anche se, a dispetto del nome non si trattava di una vera Costituzione), ma dal fatto che questo trattato era totalmente funzionale all’Europa dei grandi interessi economici e non conteneva nemmeno l’ombra di uno stato sociale.
Dopo il tentativo fallito di far passare quell’insieme di politiche liberiste sotto forma di Costituzione, cos’hanno fatto i nostri governanti europei?
Hanno cambiato forma all’insieme di regole contenute nella proposta e le hanno definite “Trattato di Lisbona”.
Peccato che i contenuti fossero gli stessi e che così il progetto respinto dalla porta sia rientrato dalla finestra.
Che gli stati europei cedano maggiore sovranità all’Europa sarà in futuro una necessità.
Ciò però non è opportuno accada finché l’Europa continuerà a rappresentare gli interessi delle banche e dei poteri finanziari internazionali, a scapito delle persone comuni.
Finché sarà così, mancheranno le condizioni per convincere i cittadini dei paesi membri della necessità di una maggiore integrazione.
L’Europa deve fare i suoi primi passi per ridurre le attuali politiche di austerità e rafforzare lo stato sociale in tutti i paesi membri.
Deve dimostrare ai cittadini di essere in grado di fornire risposte ai loro bisogni. Questo è il primo passo per guadagnarsi la loro fiducia e ricominciare quel percorso di costruzione del senso di appartenenza europeo che si è interrotto con la crisi del 2008.
L’Europa deve cominciare a dimostrare reale solidarietà tra i paesi membri . Se c’è un problema in uno stato di confine - quale può essere per l’Italia la questione dei flussi migratori- il problema deve diventare europeo.
Oggi ci sono talmente tante crisi sul piano geopolitico che è interesse di tutti andare avanti nella direzione di un rafforzamento dell’Europa a patto che ciò avvenga assieme ad una sua sostanziale democratizzazione.
In questo anniversario della stipula dei trattati di Roma, parliamo di Europa a due velocità. C’è un nucleo di stati che preme per una minore velocità nell’integrazione europea.
Ciò che interessa è che il nucleo più veloce proceda senza indugio in un cambio di rotta.
Le istituzioni europee devono diventare più democratiche, le decisioni di maggior peso devono diventare di competenza del Parlamento e non del Consiglio Europeo. Il bilancio potrebbe aumentare (oggi rappresenta lo 0,8 del PIL), se da ciò ne derivasse un rafforzamento del sostegno ai cittadini.
I governi devono avere il coraggio di cedere sovranità non a élite finanziarie, ma ad organi rappresentativi e democraticamente eletti.
Di questi, molti, hanno interesse alla difesa comune, pensiamo a Polonia, Finlandia e paesi Baltici e a quanto sono esposti alla politica espansionistica della Russia.
Perché c’è bisogno di un'Europa, democratica? La realtà ci pone prepotentemente di fronte ad alcuni dati: fra dieci anni, ad esempio, non ci saranno paesi europei nel G8. I “big” dell’economia mondiale saranno altri.
Sul piano geopolitico la sfida per la supremazia si è spostata tra gli USA e la Cina, nel Pacifico. Noi siamo diventati del tutto marginali. Gli USA non hanno interesse a spegnere i focolai accesi in tutto il nord Africa e nel Medio Oriente.
Anche questo onere è sulle nostre spalle, se non vogliamo trovarci per i prossimi trent’anni a far fronte a problemi crescenti come i migranti.
Dobbiamo iniziare ad esportare sicurezza e diritti.
Con grande onestà dobbiamo aprire un dibattito sui rapporti economici delle ex potenze coloniali con i paesi dell’Africa, perché è a causa degli accordi post-coloniali che molti paesi africani non sono in grado di intraprendere la strada di uno sviluppo autonomo.
Sicurezza interna, sicurezza esterna ed economia si fondono oggi e chiedono soluzioni di tipo multidisciplinare.
Forse questo ci spaventa e di certo comporterà qualche sacrificio, ma sarà un investimento per il futuro, per uno sviluppo più equo e sostenibile dell’umanità.
Fonti di questo articolo:
https://europa.eu/european-union/about-eu/countries/member-countries_it
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-09-17/cosi-quattro-visegrad-vogliono-cambiare-l-unione-102527.shtml?uuid=ADs8IrLB&refresh_ce=1
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139